Diventare uomini. Riflessioni sul libro di Lorenzo Gasparrini.

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Credo che sia doveroso posizionarsi prima di prendere parola rispetto alle questioni di genere. Lo fa Lorenzo Gasparrini, autore di Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni, in apertura del suo libro.

Ci ho pensato tanto a cosa scrivere per parlarne, a come scrivere. Ho tentato mille incipit, invano. Il problema stava proprio nel posizionamento. Non so se sia coraggioso, qualcuno lo dirà, credo che sia soprattutto doveroso. Mi chiamo Filippo Roberto, o almeno così mi chiamerò a breve anche per lo stato italiano, e sono un uomo transessuale.

Detto questo posso davvero cominciare.

Ho letto Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni in un momento della mia vita in cui mi stavo interrogando sulla costruzione del maschile ed, in particolare, del mio maschile. Allo stesso tempo mi riscoprivo, o forse è meglio dire, mi scoprivo femminista.

Parte della mia formazione è femminista ma non ero mai riuscito ad aderirvi completamente. C’era in me una riserva. Essere femminista voleva dire essere donna ed io non lo ero, non volevo esserlo. Il punto era quello. Mi sembrava che il femminismo mi inchiodasse a qualcosa, ad una casella nella quale ero stato inserito per nascita, in un posto nel quale non volevo stare. Sbagliavo. Ero io ad essere stonato, non i femminismi.

Ho scoperto di essere femminista nel momento in cui ho iniziato la mia transizione ftm. L’ho capito ricordando quello che avevo letto e ascoltato ma soprattutto vivendo, incarnando il mio genere di elezione per come ne sono stato capace man mano che procedevo.

Stavo uscendo da una gabbia, pensavo, e non avevo nessuna intenzione di entrare in un’altra. Eppure, col passare del tempo e con il cambiare del mio aspetto esteriore, mi accorgevo che la cultura corrente, patriarcale, aveva preparato modelli per vestire il maschile anche per me e questi modelli non mi piacevano per niente.

È qui che ho incontrato le parole di Lorenzo Gasparrini. Non c’era niente che non sapessi già ma c’era anche tanto da scoprire perché, ora, quelle parole e quei femminismi non mi spaventavano più, anzi mi interrogavano. Scorrevo le pagine e mi accorgevo che i femminismi e le buone pratiche ad essi legate mi riguardavano, riguardano tutti i generi, e che quella gabbia nella quale non volevo essere rinchiuso ancora, poco importava ormai se come donna o come uomo, era fatta da tutti quegli stereotipi normativi e normalizzanti che anche io avevo introiettato e interiorizzato.

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Perché del patriarcato siamo tutti complici, uomini e donne, quando non vittime. Per comodità, per paura, per tranquillità vestiamo i panni che ci ha messo a disposizione perpetuando divisione e violenza. Contrapponiamo maschile a femminile, pensiamo il genere come qualcosa di binario, assumiamo come natura quello che, invece, è sovrastruttura culturale: facciamo del male, ci facciamo del male. Non è giusto. Con Lorenzo Gasparrini vorrei poter dire questo uomo no*, questo uomo transessuale no, perché è davvero facile cedere alla tentazione di uniformarsi a quello che troppo spesso mi è stato chiesto per essere considerato tale.

È importate questo libro, molto; sono grato a Lorenzo Gasparrini e alla casa editrice Settenove. Leggerlo è stato liberatorio per la mia consapevolezza di genere. A volte le buone pratiche si colgono solo in astratto e, nella complessità del vivere, si finisce per tradirle. Ma non è soltanto questo. Non voglio essere solo in questo mio percorso di euforia di genere e sono convinto che il lavoro di Lorenzo Gasparrini sia importante anche per i non addetti ai lavori, per chi non sa di cosa si parla, e sono molti e molte, quando si nominano i femminismi.

Tutti e tutte dovremmo essere femministi. Ora lo so.

*Lorenzo Gasparrini, contro lo stupido, ipocrita, diseducativo, violento machismo dilagante, cura il blog http://questouomono.tumblr.com/

Qui potete trovare la nostra intervista a Lorenzo Gasparrini.

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